“Cultura del fare” e formazione dei giovani rugbisti
La pratica sportiva è certamente di grande ausilio per una buona crescita dei nostri bambini e ragazzi, tuttavia dobbiamo tener conto anche alcuni aspetti che possono avere effetti controproducenti.
In particolare, dobbiamo riflettere sul ruolo dell’allenatore/educatore, cioè sui valori che egli è in grado di trasmettere ai giovani atleti nei campi di gioco, sempre in stretta relazione con luoghi di crescita fondamentali come la famiglia, la scuola e l’ambito sociale.
La preparazione tecnica dei nostri atleti passa obbligatoriamente per una serie di pratiche relazionali che sono importantissime nel veicolare opportunamente gli atteggiamenti positivi necessari per vivere nel gruppo/squadra vere esperienze di maturazione che saranno anche vincenti.
Il rugby scuola di vita
Abbiamo la fortuna di praticare uno sport come il rugby che viene comunemente considerato più “sano” di altri per la forte ispirazione a valori come la lealtà, il rispetto e l’autentico spirito di squadra.
Certamente vogliamo che questo clima sia ben vissuto da tutti gli attori dell’ambiente rugbistico, ma ciò comporta alcune attenzioni che credo siano molto importanti.
Prima di tutto deve essere chiaro che senza la disciplina, cioè il rispetto delle regole comportamentali condivise, non può esistere il concetto di “squadra”, vero nucleo energetico per il successo personale e collettivo. Comprendere l’importanza di un sistema di relazioni ordinate e rispettose delle persone permette ai giovani di trovare l’ambiente ideale per esprimere il meglio di se stessi, ma ciò è possibile se ciascuno collabora spontaneamente con un atteggiamento propositivo e non a seguito di imposizioni autoritarie.
Di pari passo, dobbiamo riflettere sulla figura dell’allenatore, il quale occupa la posizione più delicata nel contesto delle relazioni nel gruppo, inteso nel senso più ampio.
Inutile dire che dobbiamo investire di più e “meglio” nei settori giovanili, credendo nella formazione di qualità degli allenatori, i quali dovranno puntare meno sulla loro “autorità”, e più sulla loro “autorevolezza” che deriva dalla capacità di trasmettere modi di essere ed insegnamenti tecnici con uno spirito cooperativo, consentendo la partecipazione attiva di tutti i giovani atleti.
Fucina di giocatori intelligenti e preparati
In questo modo sarà possibile per l’allenatore applicare una metodologia visiva/cognitiva che aiuterà ciascuno a pensare cosa sta facendo e perché lo sta facendo, creando situazioni in cui i giocatori dovranno trovare da soli le soluzioni, per acquisire nuove competenze e rinforzare le cognizioni tattiche.
Sono dell’idea che l’allenatore dotato di uno stile cooperativo e che si relaziona con positività , entusiasmo e passione, facendo leva sulle motivazioni intrinseche dell’atleta, riesce più facilmente a fare in modo che i ragazzi diano sempre il meglio di loro stessi per il raggiungimento di ogni obiettivo.
Se nel nostro sport dovesse prevalere la filosofia dell’allenatore autoritario, basata cioè su allenatori che si sostituiscono ai giocatori privandoli dell’istinto e della presa di responsabilità , si rischierebbe di annientare il processo decisionale dell’individuo, indispensabile quando il rapporto di forze (fisico e strategico) tra due squadre opposte si equivale.
Vincenti come?
L’agonismo, la voglia di vincere, è ingrediente fondamentale anche nel rugby. Noto però, in un contesto generale, che il messaggio prioritario che alcuni “educatori“ trasmettono si riassume in una sola parola : “VINCERE”, non importa come e in che modo!
Credo fortemente che i nostri ragazzi devono prima di tutto imparare, dunque allenarsi e giocare per divertirsi trovando un ambiente in ogni caso accogliente.
L’importante è imparare senza l’ansia di non poter sbagliare, sviluppando delle qualità che apparentemente possono sembrarci inutili, ma che attraverso la costanza accompagnata al divertimento porteranno i ragazzi a successi molto più importanti di una vittoria fine a se stessa. Vincere è importante, ma non è la cosa più Importante!
La formazione dell’individuo e l’accrescimento della sua autostima equivalgono alla vera vittoria.
La crescita tecnica, tattica, la cultura del sacrificio e della fatica (fare per ottenere), collegata alla capacità di produrre emozioni (piacere di giocare, il noi prima dell’io) insegna ai nostri giocatori ad avere sicurezza nei loro mezzi, a non demordere alla prima difficoltà o rischio di non farcela e fortifica la convinzione che c’è sempre una soluzione a qualsiasi problema.
Un compito importante
Sono convinto che dobbiamo credere nell’importanza della formazione degli educatori, tenendo ben presente la delicatezza del ruolo educativo nei confronti di tanti ragazzi e giovani che hanno grandi potenzialità da esprimere e che non dobbiamo correre il rischio di reprimere o indirizzare in maniera sbagliata. Ben venga quindi ogni iniziativa formativa, preferibilmente con l’ausilio di esperti come psicopedagogisti o altre figura che possano contribuire a dare la massima attenzione al coinvolgimento positivo dei nostri giovani rugbisti.
Investire sulla preparazione sportiva dei nostri giovani vuol dire anche dare un contributo rilevante alla crescita equilibrata e responsabile delle future generazioni.
Buon Rugby!
Sergio Zorzi