Cari amici lasciamo lavorare in serenità FRANCO SMITH . Ho lavorato con lui a Treviso (Benetton). Franco è una persona seria, competente che ama il proprio lavoro e si dedica con entusiasmo, passione e competenza per fare al meglio il proprio dovere. I ragazzi da lui allenati lo apprezzano molto per la sua schiettezza e la sua integrità e questo per me significa due cose : Tempo e Fiducia.
Franco sta lanciando i giovani, sta creando un gruppo solido, sta creando il desiderio, si il desiderio che tutti possono farcela, che attraverso la fiducia e il lavoro puoi ottenere cose grandi! La dichiarazione di oggi di Franco sull’impiego dal primo minuto di Jacopo Trulla è ossigeno per il nostro movimento e grande apertura del coach verso i giovani.
Noi non possiamo permetterci di pensare solo a vincere, dobbiamo in questa fase di costruzione lavorare sulla prestazione, sul comprendere che solo attraverso il lavoro, la coesione del gruppo e le competenze si possono ottenere grandi risultati. Non dimentichiamo mai che la nazionale è l’espressione del movimento che c’è alla base, è li che dobbiamo cambiare qualcosa, è li che si plasma e si costruisce una nazionale vincente.
Penso che sia ora di attuare un cambiamento , un cambiamento radicale, inserendo nei posti di comando gente umile, autentica, competente. Per tanti anni abbiamo sbagliato strada, siamo partiti dalla fine (la nazionale), mettiamo le cose a posto e cominciamo dalla base, da una gestione del minirugby e giovanili di grande spessore, con allenatori formati ad Hoc, con tutte le competenze del caso (pedagogiche, relazionali, tecniche, Tattiche). Dobbiamo assolutamente ritornare ad un rugby fatto di principi e valori, non dimenticando mai che:
“Prima di aprire la mente di una persona, apri il suo cuore”..
Buon lavoro Franco!
SZ13
D,accordissimo con te Sergio,ma quanto dovremo ancora aspettare perché la base sia il punto più importante? Ci sono tanti educatori e parto da loro ,anche perché prima che allenatori ,siamo educatori, validi che con un cuore immenso fanno crescere i bambini,prima che l’atleta.che se fossero seguiti di più,potrebbero dare di più.la ne crescita passa prima di tutto da loro.Se al cuore che ci mettono aggiungiamo una formazione,un confronto costanti,avremo sicuramente una crescita maggiore ,avremo più garbisi,lazzaroni, per citarne alcuni.avremo dei giocatori al top di formazione italiana
Grazie Cristian,analisi che condivido in pieno!!
Condivido tutto!
Ciao Ugo!!
Sono d’accordo
Daccordissimo Sergio, una bona casa si comincia costruirla da solide fondamenta,(non da alte e grosse colonne…???). Io credo che gli allenatori capaci di alto livello dovrebbero “abbassarsi” a dare una mano nei vari settori giovanili, non solo per allenare i bambini/ragazzi…,ma per far crescere i rispettivi educatori/allenatori che a sua volta cresceranno le rispettive squadre.
La nazionale ha bisogno poi di un ampio bacino d’utenza, e non chiusa in una scelta di una 50na di giocatori…
Buon lavoro, christian
Grazie del feedback Christian
Come sempre Sergio condivido in toto…
Caro Sergio, faccio fatica a dire qualcosa in aggiunta a quello che hai scritto e che pensi sia su Franco, che conosco bene, sia sul rugby e su quello da cui partire, che tu che mi conosci, sai che è il mio stesso pensiero.
Sergio una disamina perfetta che sottoscrivo pienamente . In merito alla preparazione dalla base credo sia molto importante ripristinare i metodi dei primi anni 80 per il conseguimento della qualifica di educatore per tutto il settore propaganda all’epoca under 9.11 e 13.
Giorni di convivenza e pernotto con tecnici federali. Argomenti: tecnica, regolamento, cenni di preparazione atletica e pedagogia. il rugby è uno sport che richiede movimenti tecnici innaturali come il placcaggio.. è la base per un ottimo futuro atleta e questo ha bisogno di essere approcciato con persone qualificate. Un bimbo che ben comincia difficilmente si allontana da questa disciplina.
Completamente d’accordo con questa analisi, ma non potrà mai concretizzarsi se non rimettiamo al centro del nostro rugby nazionale le società e il campionato nazionale in primis e i restanti campionati dove moltissimi giovani promettenti, che non si chiamano Trulla, vengono “dimenticati” e tutti gli sforzi economici e non solo della Federazione vengono concentrati nelle due sole franchigie Pro 14, ritrovandosi poi come conseguenza una coperta troppo corta che non esprimere pienamente il potenziale tecnico sommerso che non viene giustamente valorizzato….
Finalmente un po’ di saggezza. Certo che bisogna fare tabula rasa sia dei formatori che dei vertici federali. Ma se non riempiamo gli stadi come ha fatto il Giappone….
Sergio hai ragione da vendere se non puntiamo ad elevare il livello degli educatori sarà difficile colmare il gap con le altre nazionali speriamo che questi principi vengano capiti e si inizi a respirare aria nuova!
Buon Lavoro Sergio
Andrea
L’Italia è una macchina di formula uno che partecipa al mondiale avendone tutti i diritti, ma che vince poco.
Ma è da formula uno come tante scuderie che pur partecipando da anni, non vincono mai e nessuno si sogna di estrometterle.
Ho conosciuto il rugby quando l’Italia giocava con Cecoslovacchia, novembre 1973 a Rovigo, vinta con un calcio di Ponzi. Ci permettevano di giocare con Francia A, il Galles al massimo ci proponeva il Cardiff e così le altre union. Oggi siamo una potenza da formula uno negli ultimi posti, ma sicuramente la più fortissima della formula 2.
Abbiamo lavorato e continuiamo a farlo con grande impegno e professionalità, con risultati eccellenti nelle giovanili.
Si può fare meglio, certo. Mai accontentarsi. Ma vedo con piacere, uno sforzo professionale competente nella ricerca di strade nuove.
Buon lavoro
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Grazie Luigi!